Michelotti park

Il Parco Michelotti sorge sui resti del canale che l’omonimo ingegnere costruì nel 1817 per fornire d’energia tutta la zona di Madonna del Pilone, allora ricca di realtà produttive. I nuovi sistemi di approvvigionamento energetico ne decretarono il suo abbandono funzionale e nel 1935 fu riempito con le macerie provenienti dalla demolizione degli edifici di via Roma. Il parco sorge vicino al centro della città ed è rimasto nella memoria dei torinesi come sede del vecchio zoo. Aperto dal 1955 al 1987 il giardino zoologico di Torino è stato un’importante attrazione turistica per la città basti pensare che nel 1971 ospitava più di 2500 animali tra mammiferi, uccelli, pesci e rettili.
Nel dicembre 1950 viene presentato al Consiglio Comunale il progetto dell’Ing. Manfredi per un giardino zoologico al Valentino, ampliato e accompagnato da un plastico degli impianti. In un primo tempo erano state individuate come aree da utilizzarsi per l’impianto dello zoo il nuovo parco della Pellerina e poi il parco pubblico Leone Ginzburg . A quest’ultimo progetto si era opposta la Soprintendenza ai Monumenti per il Piemonte. La scelta del vicino Parco Michelotti, “silenzioso e un tantino malinconico”, viene ritenuta più consona in quanto l’occupazione di tale area da parte del giardino zoologico, scontenterebbe, con tutta probabilità, solamente il ristrettissimo numero dei frequentatori della zona. Il 25 febbraio 1955 la giunta comunale delibera di concedere per trent’anni alla Società Molinar la zona del Parco Michelotti. Il Consiglio comunale, in data 8 marzo 1955, approva la delibera della giunta concedendo, per il costruendo zoo, circa 24.500 mq del parco, dalla diga sul Po fino all’altezza del “Teatro Parco Michelotti”, senza però oltrepassare, a monte, il viale che fiancheggia Corso Casale. Si realizza così a Torino la vecchia idea, sia dei Terni che dei fratelli Molinar: un giardino zoologico associato a un deposito di transito. I lavori per la costruzione dello Zoo procedono alacremente in vista della sua inaugurazione, prevista nel mese di luglio. Il primo degli ingressi, quello principale, si aprirà all’altezza di via Romani; il secondo a fianco del teatro. Anche dall’esterno il passante potrà dare uno sguardo allo zoo, poichè esso non sarà circondato da alcun muro di cinta, bensì da una recinzione di rete metallica. Sono stati predisposti i lavori per la costruzione di un grande fabbricato comprendente otto vaste gabbie suddivise in zone riscaldate e all’aperto per i felini , alto quattro metri e sormontato da coni di vetro-cemento per favorire l’illuminazione naturale e dotati, alla cima, di un sistema di aerazione; sono in allestimento 12 gabbie per scimmie e piccoli mammiferi , anch’esse doppie. E’ stata scavata un’isola per i giochi delle scimmie attrezzandola con altalene e ruote e, con la terra di riporto di questo e altri scavi, si è creata una collinetta che , guarnita sulla cresta di spuntoni di roccia affioranti, diventerà un’oasi adatta per accogliervi animali di montagna. Il 20 ottobre del 1955 si può procedere all’inaugurazione ufficiale. Il 5 settembre 1956, la Società Molinar invia una lettera ufficiale al sindaco per informarlo di un nuovo progetto per la sistemazione definitiva del giardino. Risulta nuova la proposta di far acquistare al Municipio, oltre al Teatro e all’annessa birreria, che verrebbe mantenuta ad esclusione della pista da ballo, anche l’unità immobiliare al momento occupata dall’Associazione Macellai. Il progetto della Molinar prevede la totale trasformazione di quest’ultimo fabbricato. Una parte dei locali dovrebbe infatti venire riattata per allestirvi un acquario-rettilario; la restante parte sarebbe destinata a biblioteca, sala di lettura e aula per conferenze. Il 20 marzo iniziano le opere perla costruzione del secondo lotto dello zoo. Le opere da realizzare sono: un laghetto-stagno con acqua corrente, isolotti sabbiosi e qualche angolo erboso con ciuffi di canne; una costruzione, su modello di analoghe strutture straniere, che d ovrà ospitare da un lato le giraffe, con un ampio ricovero stalla e dall’altro lato gli elefanti pure con un grande ricovero stalla. A lato di ogni ricovero sorge un magazzino per deposito e all’esterno sono predisposti due vasti piazzali. Nella parte posteriore della Casa è ricavata un’ampia voliera. Il 29 gennaio 1958 la Società Molinar trasmette all’esame del Sindaco un progetto di massima e le relative spese per la costruzione di un Acquario-Rettilario al parco Michelotti. Il progetto viene affidato all’Arch. Enzo Venturelli . La pianta del complesso ha la forma di una T, il piano dell’Acquario risulta ribassato di circa due metri rispetto al piano esterno del terreno, mentre il piano del Rettilario è rialzato di circa due metri. Il 28 maggio1960 viene inaugurato l’Acquario-Rettilario. Nel novembre 1961 viene inoltrata la richiesta ufficiale della Società Molinar al Sindaco per il finanziamento dell’intero progetto riguardante le due case ancora mancanti: quella dei pachidermi, ippopotami e rinoceronti, e quella dei Felidi, leoni e tigri. Alla fine degli anni Sessanta inizia una campagna di critica nei riguardi dell’organizzazione e metodologia dei giardini zoologici. Il 30 luglio 1986 la concessione alla ditta Molinar è prorogata nonostante le molte polemiche fino al 31 marzo 1987. Il 18 febbraio 1987 il Consiglio Comunale approva la chiusura dello zoo per il 31 marzo e la costituzione di un collegio di esperti per la realizzazione di una struttura di osservazione e di ricerca sul fiume e per il riassetto e la riqualificazione del parco Michelotti. Il 1 aprile lo zoo chiude definitivamente. In dicembre la giunta con delibera d’urgenza dà al Politecnico di Torino (prof. Luciano Re del dipartimento Casa Città) l’ incarico di allestire una documentazione sulla “formazione, consistenza, suscettibilità di riqualificazione dei caratteri architettonici ed ambientali del Parco Michelotti e di aree annesse all’ ex canale”. Si susseguono numerose ipotesi. Dopo la chiusura dello zoo nel marzo 1987 l’ area all’ interno della recinzione è chiusa al pubblico e solo parzialmente utilizzata: la zona centrale ospita gli animali rimasti, la parte verso la Gran Madre è scuola di giardinaggio per i ragazzi di una cooperativa, la zona vicino al ponte Regina Margherita è occupata dalla bocciofila e in parte recuperata a parco e chiusa. Nell’estate 1991 il parco è stato “palcoscenico di intrattenimento” per il pubblico della città: piano bar, ristorante, spettacoli teatrali, sfilate di moda hanno richiamato un folto pubblico. La circoscrizione 8 il 25 giugno 1991 in un’assemblea aperta nella biblioteca Geisser ha discusso le prospettive di utilizzo del parco e la richiesta, con la raccolta di firme, della riapertura immediata della parte chiusa al pubblico e delle trasformazioni, della manutenzione e della sicurezza dei vari impianti. La delibera programmatica del 1988 con il progetto preliminare al Piano Regolatore di Torino del 1991 dà una notevole importanza alla “Valle del Po” prospettando possibili e consistenti trasformazioni. Sono previsti due nuovi ponti sul Po: uno corrispondente al sottopasso del Lingotto, l’altro in proseguimento di corso San Maurizio per escludere il ponte della Gran Madre dal traffico veicolare. Il parco del Po diventa una grande area per lo svago con attrezzature ricettive agli estremi, attrezzature sportive e nautiche diffuse, luoghi di sosta e di ristoro. Il fiume diventa navigabile grazie a due chiuse in tutta la sua estensione.